Successioni: l’imposta si calcola in automatico con il nuovo servizio online dell’Agenzia delle entrate

L’Agenzia delle entrate annuncia un nuovo servizio online per semplificare la dichiarazione di successione (Agenzia delle entrate, comunicato 16 luglio 2025).

È stato introdotto dall’Agenzia delle entrate un nuovo servizio online che semplifica la presentazione della dichiarazione di successione e il calcolo dell’imposta, rendendo più agevole il processo per i contribuenti.

 

Le modifiche normative, in particolare quelle apportate al Testo Unico sulle successioni e donazioni (TUS) stabiliscono che a partire dalle successioni aperte dal 1° gennaio 2025, i contribuenti devono autoliquidare l’imposta basandosi sui dati indicati nella dichiarazione di successione.

Per le successioni aperte prima del 1° gennaio 2025, l’imposta continuerà ad essere liquidata dagli uffici territoriali dell’Agenzia delle entrate.

 

Il nuovo applicativo disponibile sul sito dell’Agenzia calcola automaticamente l’importo dell’imposta da versare.
La funzionalità permette al sistema di determinare l’importo direttamente all’interno del quadro EF del modello.
Viene anche reso disponibile un prospetto riepilogativo che può essere salvato o stampato, il quale mostra l’ammontare dell’imposta ripartita per ciascun erede e/o legatario.

 

La dichiarazione di successione può essere presentata tramite i servizi telematici, per mezzo di un intermediario abilitato, o presso un ufficio dell’Agenzia.
Utilizzando il servizio online, il cittadino è guidato attraverso i diversi passaggi con informazioni organizzate in modo più intuitivo.
Tra i vantaggi vi è la possibilità di effettuare contestualmente le volture catastali.

Trattamento fiscale dei premi nelle manifestazioni sportive equestri

L’Agenzia delle entrate ha fornito risposta a un interpello in merito al trattamento fiscale dei premi erogati nell’ambito di manifestazioni sportive equestri a livello nazionale e internazionale (Agenzia delle entrate, risposta 15 luglio 2025, n. 9).

La Federazione istante ha sollevato dubbi interpretativi sulla tassazione di premi, in particolare riguardo all’applicazione dell’articolo 36, comma 6-quater del D.Lgs. n. 36/2021, in connessione con altre disposizioni vigenti che regolano il regime fiscale dei premi.
La Federazione identifica quattro tipologie di premi e chiede chiarimenti sul relativo trattamento fiscale ai fini delle imposte dirette (con particolare riguardo alle ritenute che i soggetti erogatori devono applicare) e dell’IVA, considerando i percettori persone fisiche o giuridiche, residenti o non residenti.

 

L’articolo 67, comma 1, lettera d), del TUIR stabilisce che costituiscono redditi diversi le vincite e i premi derivanti da prove di abilità o dalla sorte, o attribuiti in riconoscimento di particolari meriti, a meno che non costituiscano redditi di capitale, d’impresa, di lavoro autonomo professionale o dipendente.
L’articolo 69, comma 1, del TUIR stabilisce che tali premi e vincite costituiscono reddito per l’intero ammontare percepito, senza alcuna deduzione.
Per i soggetti non residenti, tali redditi sono considerati prodotti nel territorio dello Stato se derivano da attività svolte o beni che si trovano in Italia (articolo 23, comma 1, lettera f) del TUIR).
L’articolo 30 del D.P.R. n. 600/1973 prevede che i premi da operazioni a premio, giochi di abilità, concorsi a premio, pronostici e scommesse siano soggetti a una ritenuta alla fonte a titolo di imposta, salvo diverse disposizioni che già prevedano ritenute. Non si applica la ritenuta se il valore complessivo dei premi attribuiti dallo stesso sostituto d’imposta al medesimo soggetto non supera le lire 50.000 (circa 25,82 euro).
Le suddette disposizioni dell’articolo 30 non si applicano ai premi che concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente.

 

Le aliquote delle ritenute previste dall’articolo 30, comma 2, sono:

– 10% per i premi delle lotterie, tombole, pesche o banchi di beneficenza autorizzati a favore di enti e comitati di beneficenza;

– 20% sui premi dei giochi svolti in occasione di spettacoli radiotelevisivi, competizioni sportive o manifestazioni di qualsiasi altro genere in cui i partecipanti si sottopongono a prove basate sull’abilità o sull’alea;

– 25% in ogni altro caso.

 

La base imponibile è il valore normale complessivo dei premi assegnati, determinato ai sensi dell’articolo 9 del TUIR.
La ritenuta si applica anche ai premi percepiti da soggetti non fiscalmente residenti, in quanto redditi diversi prodotti in Italia, fatta salva l’applicazione di convenzioni contro le doppie imposizioni.
Quindi, i premi corrisposti da sostituti d’imposta nell’ambito di competizioni sportive, non assoggettati a ritenute ai sensi di altre disposizioni, sono assoggettati a tassazione mediante applicazione di ritenuta alla fonte, a titolo di imposta, nella misura del 20%

 

Il D.Lgs. n. 36/2021 ha riordinato l’ordinamento sportivo, definendo il “lavoro sportivo” e la figura del “lavoratore sportivo”.
Sono “lavoratori sportivi” atleti, allenatori, istruttori, direttori tecnici/sportivi, preparatori atletici e direttori di gara che esercitano attività sportiva verso un corrispettivo per un soggetto dell’ordinamento sportivo iscritto nel Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, o per Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate, Enti di promozione sportiva, associazioni benemerite, CONI, CIP e Sport e salute S.p.a., o altro soggetto tesserato. Include ogni altro tesserato che svolge mansioni necessarie per l’attività sportiva secondo i regolamenti tecnici, escludendo mansioni amministrativo-gestionali e professioni con abilitazione professionale esterna all’ordinamento sportivo.

L’attività di lavoro sportivo può essere oggetto di rapporto di lavoro subordinato o di lavoro autonomo (anche in forma di collaborazioni coordinate e continuative).
Con l’entrata in vigore del citato D.Lgs., i redditi derivanti da prestazioni di lavoro sportivo non rientrano più nella categoria dei “redditi diversi”. Essi rientrano, a seconda del contratto, nelle categorie di reddito di lavoro dipendente, assimilati a quello di lavoro dipendente o di lavoro autonomo.
L’articolo 36, comma 6-quater, del D.Lgs. n. 36/2021, disciplina fiscalmente le somme versate ad atleti e tecnici, a titolo di premio e per la partecipazione a raduni, stabilendo che tali somme, se versate a tesserati (atleti e tecnici) che operano nell’area del dilettantismo da parte di CONI, CIP, Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate, Enti di promozione sportiva, Associazioni e società sportive dilettantistiche, sono inquadrate come premi ai sensi e per gli effetti dell’articolo 30, comma 2, del D.P.R. n. 600/1973.
Tali somme sono quindi assoggettate alla ritenuta a titolo di imposta del 20%.
L’ambito oggettivo è circoscritto ai premi conseguiti dai predetti soggetti per la loro partecipazione a competizioni sportive, nonché per la sola partecipazione a raduni come componenti delle squadre nazionali di disciplina, se connessi alla preparazione di manifestazioni nazionali e internazionali.

 

Il D.L. n. 215/2023, all’articolo 14, comma 2-quater, ha previsto che, per il periodo dal 29 febbraio 2024 al 31 dicembre 2024, non si applichino le ritenute di cui all’articolo 30, comma 2, del D.P.R. n. 600/1973, se l’ammontare complessivo delle somme erogate dal sostituto d’imposta al medesimo soggetto non supera i 300 euro. Se l’importo è superiore, le somme sono interamente assoggettate a ritenuta.

 

Ai sensi della disposizione di carattere speciale di cui all’articolo 5 del D.L. 30 dicembre 1991, n, 417, è previsto che la Federazione, quando corrisponde i premi ai partecipanti a manifestazioni sportive ippiche, debba operare una ritenuta alla fonte nella misura del 4% (prevista dall’articolo 28, comma 2, del d.P.R. n. 600 del 1973). Tale ritenuta è a titolo d’acconto per i soggetti che esercitano attività commerciali e a titolo di imposta per gli altri soggetti.
Questa è una disposizione di carattere speciale che trova applicazione limitatamente ai premi direttamente corrisposti dalla Federazione ai partecipanti alle manifestazioni sportive ippiche.

 

Pertanto, nel caso di specie:

  • i premi dalla Federazione, in occasione di manifestazioni sportive ippiche, devono essere assoggettati a ritenuta nella misura del 4%, secondo la disciplina speciale dell’articolo 5 del D.L. n. 417/1991 e dell’articolo 28, comma 2, del D.P.R. n. 600/1973;
  • i premi da ASD/SSD affiliate, se corrisposti ad atleti e tecnici tesserati in funzione della loro partecipazione a competizioni sportive o raduni (se connessi a preparazione di manifestazioni nazionali/internazionali), sono soggetti alla disciplina dell’articolo 36, comma 6-quater, del D.Lgs. n. 36/2021 e dell’articolo 30, comma 2, del D.P.R. n. 600/1973;
  • i premi da imprese commerciali/enti diversi da ASD/SSD devono essere assoggettati a ritenuta a seconda della rilevanza reddituale che assumono per il percipiente, secondo le disposizioni generali del D.P.R. n. 600/1973;
  • ai premi in rapporto di lavoro sportivo non è applicabile la disciplina dell’articolo 36, comma 6-quater, del D.Lgs. n. 36/2021 e dell’articolo 30, comma 2, del D.P.R. n. 600/1973, anche se le somme sono qualificate come “premi”.

     

Infine, per quanto riguarda l’assoggettamento a IVA di un’operazione, è richiesta la sussistenza dei presupposti soggettivo, oggettivo e territoriale.

Al riguardo, l’Agenzia ritiene che nel caso di specie non sussista un rapporto sinallagmatico (scambio di reciproche prestazioni), pertanto le operazioni sono fuori dal campo di applicazione dell’IVA, tranne per ciò che riguarda i premi erogati nell’ambito di un contratto di lavoro sportivo, dove il premio assume rilevanza ai fini IVA per il percettore che si qualifica come soggetto passivo (lavoratore autonomo). In tal caso, il premio costituisce parte del compenso della prestazione di lavoro autonomo ed è assoggettato a IVA come l’intero corrispettivo ricevuto

IVA su spese condivise di studio professionale non associato

L’Agenzia delle entrate affronta il trattamento IVA di somme dovute a seguito di un’ordinanza di ingiunzione per il riaddebito di costi comuni di uno studio professionale non costituito in associazione professionale (Agenzia delle entrate, risposta 14 luglio 2025, n. 189).

L’Istante, un avvocato, ha convenuto lo scioglimento di un’associazione professionale e la contestuale ripartizione e riaddebito dei costi comuni dello studio.
A seguito di un lungo contenzioso per l’accertamento delle spese, una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) è stata disposta dal giudice. La CTU ha riclassificato tutte le spese sostenute e ricostruito la quota spettante all’Istante, dedotti gli acconti già versati.
Per il recupero di una somma dovuta, è stato notificato un atto di precetto in esecuzione di un’ordinanza del Tribunale.
Il quesito principale dell’Istante riguarda, dunque, l’applicazione dell’IVA sul riaddebito di questi costi, che sono stati distinti analiticamente per voci e categorie di spesa dal CTU, e non in via forfettaria. Inoltre, è stato chiesto di chiarire come applicare l’IVA sugli interessi legali dovuti e sulle spese legali a favore della controparte vittoriosa, dato che quest’ultima è un soggetto passivo con diritto alla detrazione.

 

Al riguardo, l’Agenzia delle entrate ha fornito le seguenti indicazioni sul corretto trattamento IVA:

  • Riaddebito delle spese comuni dello studio: la circolare n. 58/E/2001 chiarisce che il riaddebito di spese comuni tra professionisti non costituiti in associazione professionale deve essere realizzato tramite l’emissione di una fattura assoggettata ad IVA. Di conseguenza, le somme che l’Istante dovrà corrispondere in esecuzione dell’ordinanza del giudice costituiscono operazioni imponibili ai fini IVA, con applicazione dell’aliquota ordinaria. Questo è in linea con le precedenti fatture di acconto già emesse. Viene esclusa la configurazione giuridica dell’accordo come contratto di mandato senza rappresentanza. Pertanto, il pagamento della somma stabilita nell’ordinanza è oggettivamente imponibile IVA.

  • Trattamento IVA degli interessi legali: per stabilire il trattamento fiscale degli interessi legali, è necessario individuarne la natura giuridica e la “causa” per la quale sono stati liquidati. L’articolo 15 del D.P.R. n. 633/1972 stabilisce che non concorrono a formare la base imponibile le somme dovute a titolo di interessi moratori o di penalità per ritardi o altre irregolarità nell’adempimento degli obblighi. Nel caso in esame, gli interessi legali assumono una natura risarcitoria per il ritardo nel pagamento delle spese comuni. Pertanto, non devono concorrere a formare la base imponibile IVA.

  • Trattamento IVA delle spese legali: sulla base di precedenti circolari e risoluzioni (n. 203/1994 e n. 91/1998), la parte soccombente in un giudizio, condannata al pagamento degli oneri e delle spese a favore dell’avvocato della controparte vittoriosa, è tenuta al pagamento dell’imposta. L’unica eccezione si ha quando il vincitore della causa, in quanto soggetto passivo d’imposta, e la vertenza inerisce all’esercizio della propria attività d’impresa, ha titolo ad esercitare la detrazione dell’IVA. In tale circostanza, il legale della controparte può richiedere al soccombente l’importo dell’onorario e delle spese processuali, ma non anche quello dell’IVA, in quanto tale imposta è dovuta per rivalsa dal proprio cliente.

  • Detrazione dell’IVA: in generale, ai sensi dell’articolo 19 del D.P.R. n. 633/1972, l’IVA è detraibile per beni e servizi acquistati nell’esercizio di impresa, arte o professione, impiegati per realizzare operazioni imponibili. L’IVA è detraibile nella misura in cui gli acquisti siano inerenti, strumentali e necessari all’esercizio dell’attività economica imponibile svolta dal contribuente.